SONIA MORETTI, STUDIO DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA, ROMA

Partecipazioni

Eventi & Congressi

XXVII Congresso Nazionale – Società Italiana di Criminologia, ottobre 2013

I minori stranieri negli Istituti penali minorili: garantire i diritti attraverso nuovi modelli di “Fare sicurezza”

Gli ultimi dati sulla popolazione degli Istituti Penali Minorili, evidenziano la prevalenza di giovani stranieri, di culture, linguaggi, dinamiche che risultano di difficile comprensione e gestione per il sistema dei Servizi della Giustizia Minorile nello svolgimento dei loro compiti di educazione e sicurezza. Con il cambiamento della popolazione dei detenuti sono mutate anche le modalità di comunicazione dei propri disagi individuali e sociali nonché delle dinamiche intramurarie tra i giovani e il personale preposto al trattamento. Una maggiore complessità che si esprime attraverso gesti antisociali come autolesionismi di varia natura, liti tra bande di diversa etnia, incendi di celle, aggressioni, minacce, ritorsioni e, di contro, una maggiore reattività alle proposte educative e al piano trattamentale.

Come possono i Servizi riattualizzare le loro funzioni educative di sicurezza utilizzando la pena come una opportunità emancipativa? Cosa può garantire e legittimare la tutela dei diritti degli adolescenti devianti, in particolare di quei giovani con traversie esistenziali di miseria e di migrazione? L’ipotesi di partenza è che per tutelare i diritti dei giovani sia importante creare e sviluppare all’interno degli I.P.M., spazi di co-costruzione progettuale dialogica tra le diverse figure professionali. Riteniamo, infatti, che oggi di fronte alle grandi trasformazioni economiche e culturali che moltiplicano i disagi e le loro rappresentazioni, non sia sufficiente una mera osservanza delle norme vigenti per garantire i diritti, ma sia necessaria un’attivazione di processi che avvengono tra più attori che tra loro riconoscono e con-vengono sui problemi, sulle criticità e sulle condizioni possibili per una riformulazione di interventi educativi e di sicurezza.

La normativa che prevede la Specializzazione per l’accesso al ruolo di “Specialista nel trattamento dei detenuti minorenni”, costituisce un’occasione privilegiata per sperimentare come i diritti possano essere riconosciuti, sostenuti e garantiti nei micro-contesti degli I.P.M. La rilettura dell’esercizio delle funzioni del poliziotto penitenziario, figura professionale che maggiormente vive le criticità che pongono i minori reclusi, ci consente di mettere a fuoco alcuni orientamenti metodologici per attivare nei singoli Istituti, interventi di reali processi di co-costruzione dialogica per tutelare i diritti. Sviluppare la capacità di lettura dei contesti e delle narrative, per tenere una continua interazione tra la realtà esistente e la progettualità che in essa si intende sviluppare, impegnandosi in una comunicazione attiva e valorizzando apporti di varia natura.

La sperimentazione condotta presso l’Istituto Centrale di Formazione con circa 350 agenti sui 700 attualmente in servizio, ha messo in luce come uscire da una “logica adempitiva” e da categorie precostituite nella lettura dei problemi, consenta di entrare in relazione con i giovani reclusi e di realizzare l’apertura alla possibilità di nuovi modelli di “fare sicurezza”. I dati raccolti dall’esperienza concreta, sono testimonianza unica di conoscenza dei fenomeni da parte di chi vive situazioni di vulnerabilità, conflitti sociali e incontri/scontri culturali e di chi, spesso in assenza di riferimenti teorici di base, deve necessariamente utilizzare risorse personali per garantire sicurezza nel rispetto dei diritti fondamentali della persona. Riteniamo che tali conoscenze possano offrire sguardi e spaccati sulle devianze dei giovani stranieri del tutto inusuali ed originali.

(Intervento co-condotto con la Dr.ssa Cira Stefanelli)